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L'Editoriale

Il sasso nello stagno

El sueño de la razón produce monstruos (Il sonno della ragione genera mostri) è un'acquaforte e acquatinta realizzata nel 1797 dal pittore spagnolo Francisco Goya
Da qualunque angolo prospettico la si guardi, la realtà Triventina è sconfortante.
Non vi è dubbio, inoltre, che al di là dei singoli ambiti sociali che compongono un quadro tristemente desolante, il dato che su tutti emerge per la sua gravità è la mancanza di consapevolezza. E’ la non-coscienza di questa condizione.
Per questo vogliamo proporre un percorso che abbia come meta quella di ri-scoprire noi stessi! Un itinerario che ci consenta, in definitiva, di divenire artefici e protagonisti della storia. La Nostra Storia!
Un cammino, dunque, dove la dimensione individuale e quella collettiva sono, e devono essere, necessariamente inscindibili.
Per intraprendere questo viaggio abbiamo oggi una straordinaria opportunità che ci viene dalla rete.
Ci auguriamo che il groviglio di sentieri informatici, di fili e di byte ci inducano ad uscire dalle nostre “tiepide case” per riappropriarci dell’Agorà.
Pertanto, ci sembra quasi obbligato lanciare un primo sasso nello stagno, partendo proprio dai giovani di Trivento.
Coerentemente con i nostri intenti, riteniamo, però, che una riflessione articolata e compiuta dal e sul mondo giovanile possa avvenire solo in seguito ad un dibattito - che auspichiamo  - ricco e fecondo.
In questa fase vogliamo, quindi, limitarci a “lanciare dei sassi”, a provare a fotografare (forse ed in parte) questo spaccato fondamentale della società Triventina, offrendo una serie di spunti sui quali riflettere e dibattere.
Guardando a ciò che accade - ed anche a quello che non accade - ci sembra che i giovani Triventini siano:
  • omologati ai modelli imposti dai media;
  • privi di interessi e fermenti culturali (da una indagine sommaria, svolta nelle edicole di Trivento, risulta che non c’è un giovane tra i 15 ed 35 anni che acquisti un quotidiano);
  • incapaci di trovare un luogo di socializzazione diverso dal bar;
  • disinteressati ad impegnarsi a livello associativo (eloquente il recente caso della proloco)
  • privi di ogni interesse per la vita politica ed amministrativa;
  • indifferenti nei confronti dell’esperienza religiosa;
  • incapaci di intrapresa nei confronti del mondo del lavoro.
Chiudiamo questi primi spunti di riflessione con un’ultima domanda provocatoria: possiamo affidare il prossimo difficile futuro a questa generazione di giovani?
L’etimo:
PROVOCARE: dal latino provocare, composto da pro, “avanti”, “fuori”  più vocare, “chiamare” con il significato quindi di “chiamare avanti, fuori”


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Pubblicato il 26 Febbraio 2010

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N. 37 risultati trovati
amleto - 3 Marzo 2010 alle ore 13:42
Gentilissima Mariella , non ho avuto modo di frequentarti ma spero che possiamo ritrovarci intorno ad un tavolo per tracciare le strade del futuro nella speranza di poterle presto costruire.Hai ragione quando dici che è arrivato il momento di agire.
Mariella - 3 Marzo 2010 alle ore 12:57
Mi occupo di architettura e svolgo ricerche nel campo del restauro. Sembrano mondi diversi, l’uno rivolto al fare concreto del cantiere, l’altro allo studio individuale portato avanti per ore ed ore davanti a libri e documenti; eppure non è come appare. Nell’uno come nell’altro, dopo aver raccolto i dati, le esigenze dei committenti, rilevati materiali e interrogati i muri, rimane sempre il foglio bianco. La purezza e il candore di quel supporto sembra non voler essere infranto né da una penna, né da una punta di stilo ….. e a quel richiamo risponde la mente che si blocca a ripensare sempre alle cose accertate nelle analisi. C’è tutto dentro la tua testa, ma non riesce a disvelarsi in un benché minimo tratto. Prima di cominciare a scrivere o a digitare linee sul foglio elettronico del mio pc a volte passano giorni, ore davanti al monitor senza ottenere niente, eppure sai tutto, sai come lo vuoi quel dannato progetto, sai cosa scrivere su quello studio che ti ha incollato alla sedia per ore di studio continuo. Eppure il foglio rimane bianco. Ci vuole solo un attimo, quello in cui la mano corre più veloce della mente e si rompe l’incatesimo del bianco riflettente , allora le forme e le parole cominciano a prendere corpo da sole sul monitor escono dalle mani che ticchettano sulla tastiera da sole, non le comandi più. @ amleto: parole giuste e sacrosante le tue, bisogna riflettere, ma per poco. Da anni che si parla si discute, e certo mi dirai che non è mai abbastanza, ma credo che sia venuto il momento di agire, di cominciare a scrivere su quel foglio bianco, bisogna fare schizzi e buttarli a palla contro il muro, bisogna mettersi insieme in un “pensatoio comune”, ma per fare non per rilettere, non c’è più tempo, o l’individualismo sul quale rifletteva Maria Teresa ci intrappola per sempre.
amleto - 3 Marzo 2010 alle ore 11:40
Proviamo a capire cosa ci sta succedendo. Il mondo intero vive un momento difficile e quindi l'Italia, ma ancor di più, il suo sud e le aree interne del sud vivono e soffrono questa situazione. Noi siamo in un'area interna del sud che naturalmente vive e deve fare i conti con una collocazione naturale, ma soprattutto politica , di emarginazione ( o almeno di margine.... ). Un territorio che si spopola perchè il lavoro manca ma anche perchè spesso si sceglie di vivere in altre realtà, dove si pensa ci possano essere migliori occasioni non necessariamente solo economiche, ma culturali e sociali.Il primato dell'io e del particolare che impera nel nostro tempo a discapito del primato della collettività e dei suoi interessi,poi, hanno fatto il resto.Infatti la disgregazione del tessuto sociale e la mancanza di un progetto unitario su cui tutti avrebbero dovuto indirizzare gli sforzi,non ha consentito al paese di affrontare con maggiore forza le cause esogene ed endogene che hanno impoverito negli anni la nostra comunità. Quando si è costretti a navigare contro corrente bisognerebbe capire che non basta procurarsi un salvagente per se stessi , ma piuttosto mettersi a remare tutti insieme.Come si può evitare il declino ( che inevitabilmente sarebbe definitivo) del nostro paese? Abbiamo le risorse giuste? Possiamo farcela? Io credo di si; niente è impossibile se uniamo le forze. Da dove cominciamo? Da dove si comincia sempre e cioè dalla conoscenza, da un progetto culturale da tradurre in atti, azione, comportamenti.Bisogna pensare a come le nostre fragilità possano essere tradotte in punti di forza; a cosa , di ciò che abbiamo, possa essere trasformato in risorse e come bisogna organizzarsi per trasformare una realtà che oggi sembra essere caduta in una depressione paralizzante,osservata dagli sguardi vuoti e rassegnati della gente; quasi che il destino fosse segnato definitivamente. Io non ci sto e spero che questo strumento che ci è stato messo a disposizione possa rappresentare un primo passo per " provocare "una reazione, soprattutto dei giovani perchè essi hanno maggiori energie ed anche quelle conoscenze su cui può essere progettato il futuro. A loro dico che uno schiaffo ( anche ) sbagliato è meglio dell'indifferenza.
Brian Francesco - 3 Marzo 2010 alle ore 7:45
Giusto, Amleto: Abbiamo ancora voglia di essere comunità? Credo questo sia l'interrogativo cui dare prioritariamente una risposta. Darsi da fare singolarmente non basta. Io l'ho fatto in passato, ho partecipato a tante iniziative che però sono tutte finite alla prima esperienza. Ci sono cose che possono funzionare e coinvolgere di più, altre meno, ma è inconcepibile (solo per fare un esempio) che un premio letterario nazionale, messo su con spirito di sacrificio e abnegazione da parte di molti, sia oggi solo un ricordo.
tbntm - 2 Marzo 2010 alle ore 19:51
Cia, Mossad e toghe rosse complottano in Molise? Repubblica — 01 marzo 2010 pagina 25 sezione: COMMENTI Tanti luoghi ameni di questa nostra Italia si stanno tramutando loro malgrado in richiami di ordinaria indecenza. Così L' Aquila, Firenze, la Maddalena, le sponde dell' Aniene e le campagne molisane evocano a tradimento sconci scenari... Le risposte alle denunce sono disarmanti nella loro ingenua protervia. Vedi "Linea di confine" della settimana scorsa dove, recensendo un libro documentatissimo sulla manomissione politica, economica e sociale di una piccola regione ("Il regno del Molise" di Vinicio D' Ambrosio, Ed. Il Chiostro, Benevento) ad opera del suo potente governatore, Michele Iorio, citavamo fatti, cifre, nomi di fantasiosa illiceità. Figli, fratelli e parenti assunti a iosa all' ospedale di Isernia, record di spesa pubblica e primato italiano di deficit sanitario. E così via elencando. Ci aspettavamo qualche smentita o precisazione (in verità con qualche dubbio, visto che il libro non era stato contestato né l' autore denunciato, ad alcuni mesi dalla sua comparsa). Per contro il governatore Iorio ha diffuso uno strabiliante comunicato in cui dichiara testualmente: «Comincio a credere che di fronte alle martellanti campagne diffamatorie nei confronti del sottoscritto, della sua famiglia e dei suoi amici... ci troviamo di fronte ad un vero e proprio complotto ordito ai miei danni... ad un sodalizio d' avventura fondato sul desiderio di vendetta». Sfogliando le pagine della corposa denuncia mi chiedo se il "sodalizio d' avventura" non sia per caso il Consiglio di Stato (vedi il precedente della Consulta che "complotta" contro Berlusconi). In questo caso il "complotto" avrebbe niente dimeno che silurato la vocazione armatoriale della regione, desiderosa di creare «un proprio collegamento marittimo veloce per il trasporto di persone, autocarri e merci da Termoli ai porti croati di Spalato, Ploce e Dubrovnik». La bella idea dal costo iniziale di 7 milioni 791.000 euro avrebbe dovuto essere realizzata dalla Finmolise spa, la Finanziaria regionale, in associazione con la Larivera Spa, una società privata proprietaria del mezzo navale "Termoli Jet". Peccato che il Tar primae il Consiglio di Stato annullarono tutto, non solo per la mancanza di una regolare gara di appalto, ma per l' inconsistenza del socio, visto che il mezzo navale, era esclusivamente «un catamarano, abilitato soltanto al trasporto di persone e non già anche di autocarri e merci... peraltro non in proprietà ma soltanto concesso in locazione alla Larivera spa... una scelta illegittima anche sotto l' ulteriore mancato profilo del riscontro della sussistenza del requisito della moralità professionale in capo al suo amministratore, sig. Giuseppe Larivera, che nell' anno 1990 ha patteggiato una pena per truffa proprio in danno della Regione Molise per corsi fantasma». Negli anni la società, facente capo sempre alla Regione è stato oggetto di altre inchieste: il bilancio del 2007 si chiude con un buco di 2 milioni. Infine il 16 giugno 2009 il governo regionale ormai proprietario della cosiddetta nave che ha sospeso l' attività marittima, stanzia ulteriori 300mila euro «per assicurare la salvaguardia del valore patrimoniale». Giro le pagine e scopro che il fantasma del "ladro di biciclette" si sta aggirando tra le rupi del Sannio. Chi altri avrebbe fatto sparire le 1585 biciclette acquistate (ma mai viste) dalla Regione nel quadro del "Programma per la valorizzazione e lo sviluppo della mobilità ciclistica", per un importo di 167.849 euro? Una delibera che specificava sia la «distribuzione in uso gratuito quotidiano ai cittadini» che ne avessero fatto richiesta, sia il numero di bici da distribuire ad ogni comune. Dopo di che sono scomparse, come le piste ciclabili mai viste. Biechi complotti del Mossad, della Cia, delle "toghe rosse" che hanno cominciato ad indagare o storie di ordinaria follia nella Berluscopoli molisana? - MARIO PIRANI
nalim - 2 Marzo 2010 alle ore 17:19
ok ottima iniziativa...ma vorrei ricordare che i giovani di oggi non sono poi così attivi come quelli di una volta...non vedo una loro iniziativa come si fa in altri paesi. il futuro di questo paese è loro. io sono un ex giovane anche se lo sono nell'animo..ebbene all'epoca (30 anni fa o giù di lì) organizzavamo sempre qualcosa per il paese ci divertivamo con poco...spesso eravamo in onda alla radio (radio europa 1 chi non lo ricorda?)..svegliatevi un pò..
michele iocca - 1 Marzo 2010 alle ore 23:39
Sone le 23,30 e dopo una faticosa, ma amorevole giornata di lavoro, ho letto tanti commenti, tutti interessanti e carichi di amore per la nostra "triventinità". Mi dispiace per tanti giovani talentuosi che, per esprimere le proprie potenzialità devono aver scelto di uscire dal proprio paese. Io vorrei che ognuno, secondo le proprie attitudini, facesse delle proposte concrete. Apprezzo la proposta di un giornale locale telematico. Per allargare la conoscenza di questa iniziativa, inviterei ognuno a farla conoscere ad altri triventini residenti e non. A presto, Michele
amleto - 1 Marzo 2010 alle ore 19:56
Dobbiamo capire se siamo ancora una comunità e se, come tale, vogliamo rispondere insieme alle difficoltà del presente ma più ancora alle sfide del futuro.
Dodo - 1 Marzo 2010 alle ore 18:22
Riguardo alla domanda di Mariella (che ringrazio) su "Come realizzare la mia idea" rispondo che non sono un web-designer , ma con dei link messi su questo sito si può rimandare a documenti (come ad esempio “Laboratorio Culturale”) nei quali poi inserire tutti i progetti/idee (come una bacheca). Ad ogni “tematica” verranno associate idee e contributi che partiranno da noi “esterni” . Il sito verrà gestito dall’ ideatore/i di “TriventinaMente”. Le idee possono essere discusse sia sul sito , come stiamo facendo adesso, oppure a tavolino nelle riunioni che verranno fatte periodicamente. Tutto questo comporta un solo piccolo sforzo di cambio layout della pagina web. Affettuosamente. Dodo
Domenico - 1 Marzo 2010 alle ore 18:20
La mia impressione è che l’articolo scritto in questo spazio web è stato tanto duro quanto frainteso…almeno in parte. Mi dispiace leggere che più di qualcuno si senta tradito da queste parole. Il “VOI” contenuto nell’intestazione, per esempio, è solo una citazione “letterale” di Gandhi, non credo affatto che sia un monito dell’autore del brano! Anzi. E credo sia superficiale scrivere cose come “ma c’è pure una palestra”, “non c’è solo il bar”, “vi siete mai chiesti chi sono i giovani?”. E’ ovvio! Certo che ci sono ragazzi che si danno da fare! Tutti direi io. Questo sono sicuro che lo sappia sa anche l’autore del brano Ma se io chiedessi, a me compreso, quanti si danno da fare per il bene del paese? Ed è qui che io mi sento chiamato in causa. Io i quotidiani li leggo, credo di essere informato abbastanza sull’attualità. Ascolto e faccio musica, leggo libri (anche se pochini ultimamente!!). Che faccio? Continuo a parlare di me? Cosi vi dimostro di essere un ragazzo apposto? Ricordate com’è finita l’aggregazione politica organizzata dai ragazzi di trivento nelle ultime votazioni? Qualcuno ha fatto crollare tutto perché ha messo i propri interessi davanti a quelli di tutti. Io ho fatto di peggio. Non ho partecipato. Ho messo la mia vita davanti. I miei impegni. Troppe volte me ne sono pentito! Immaginavo di leggere molti più interventi su questo sito. Anche molto più duri. Se do un’occhiata alle pagine di facebook, conto centinaia di triventini…tutti bravissimi in citazioni letterarie, tutti esperti di applicazioni e social game: perché nessuno trova il tempo di scrivere quassù? Non ci vuole molto tempo! Non bisogna mica scrivere poemi o poesie a rima alternata! Sarebbe stupido non intervenire perché non si sa come scrivere! L’importante è sapere il cosa. Credo non si sbagli mai a dire ciò che si pensa. Non è forse più imbarazzante rispondere a sondaggi del tipo “Il tuo migliore amico di internet è…”? Io vivo a Roma da tanti anni. Spesso mi sento dire dai miei amici di trivento di aver fatto bene ad aver lasciato il paese. Io l’ho fatto perché non trovavo più stimoli per il lavoro. E questo non vuol dire che io snobbi Trivento. Non l’ho mai fatto e non lo faccio ora. Troppe volte tanti di voi triventini e tante cose di Trivento sono state e sono un vanto nei discorsi che faccio con i miei amici “romani”. Una madre ed un padre eccezionali. Un mio amico romanista tanto, tanto brillante. Un cugino dalla cultura sconfinata. Pallotte e sopressate. Due amici fotografi. Un super ingegnere. Uno stilista. Maestre precarie a centinaia di chilometri di casa. Coppie tanto giovani quanto innamorate. Figli bellissimi. Un amico, un fratello, che lavora duro ogni giorno per sposarsi a breve. Trivento è piena di esempi cosi. Potrei continuare a scrivere per tante altre righe. Forse può sembrare un atto di vigliaccheria il fatto che io sia andato via. Io l’ho scelto solo per cercare un lavoro. Per sopravvivere. Sopravvivere. Perché a Roma io sopravvivo. Lavoro. Due ore in macchina o sugli autobus tutti i giorni. Un affitto che ha il sapore di racket. Una casa condivisa con altri due ragazzi di Trivento, due persone splendide, ma è pur sempre una casa condivisa. E ci si ritrova a vivere in uno spazio troppo stretto per sentirsi addosso quella libertà che una ragazzo di 35 anni meriterebbe. Dopotutto passare 10-11 ore fuori di casa per non riuscire nemmeno a pagarsela per intero...è oggettivamente frustrante! Penso e ripenso ogni giorno a cosa poter fare per migliorare la mia vita. Per tanti motivi negli ultimi anni mi sono allontanato da Trivento e da un sacco di persone, non per egoismo o per superficialità, ma perché a volte la vita ti riserva degli imprevisti a cui si può essere non preparati. A me mancano da morire le chiacchierate con la gente a Trivento. A parte la critica o i commenti che si possano fare all’articolo quindi, sono sicuro che questo sito diventerà a breve un contenitore di idee. L’Agorà. E La piazza è di tutti. Io per esempio un’idea ce l’ho. Propongo una sottoscrizione, magari direttamente su questo sito (e qua aspetto il consenso dell’autore!): vorrei che ognuno di noi, ogni triventino che si senta di volerlo fare, dia la propria disponibilità in quello in cui si sente bravo e che allo stesso tempo pensa possa essere utile per la collettività. Io sono sicuro che nelle tiepide case triventine si nascondano passioni e conoscenze sorprendenti. Io metto a vostra disposizione la mia passione per la musica e la mia capacità di realizzare siti web. Ora spero che qualcun altro risponda al mio appello. Sono sicuro che la lista potrebbe diventare lunghissima.
Dodo - 1 Marzo 2010 alle ore 16:50
Mi unisco volentieri ad un così lodevole laboratorio di idee volto a ritrovare il valore culturale, sociale ed economico del nostro paese (mi piace chiamarlo ancora così, anche se negli ultimi anni è stato promosso, ahimè solo sulla carta, a città…!!!) . Sono un ragazzo di 33 anni che, per motivi di studio prima e di lavoro poi, è stato costretto ad allontanarsi dal paese, pur portandolo sempre nel cuore e nella mente. La mia proposta per cambiare le sorti della nostra Trivento è di unirsi, collaborare l’uno l’altro, stimolare di più le imprese e le attività triventine, valorizzare e commercializzare di più i prodotti locali (come suggerisce Maria), istituire laboratori culturali,scientifici e musicali (e Trivento vanta un numero non indifferente di professori/dottori/ingegneri/artisti di ogni arte), monitorare gli interessi dei giovani (come dice Mariella), aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo del lavoro coinvolgendo attivamente sia l’ufficio del lavoro per identificare il trend del mercato del lavoro, ma anche gli imprenditori locali per scoprire potenziali fonti di investimento ed infine le testimonianze di persone che, come me, hanno esperienza lavorativa all’estero per avere un’idea di come si muove il lavoro nel mondo; il tutto al fine di far nascere o supportare le attività e le imprese a Trivento !. Per poter raccogliere idee, monitorare progetti ed attività, presentare prodotti ed imprese triventine, bisogna sia tenere un sito web ma anche partecipare attivamente trovando un luogo di incontro comune. Per il web suggerisco di ampliare questo sito internet a mo’ di giornale telematico affinché tutti, residenti e non, possano partecipare attivamente scrivendo articoli ed essere aggiornati sugli incontri in programma o sugli sviluppi di un’idea. Per il luogo di incontro…la Casa Canonica??? dove vi raggiungerò volentieri durante le mie vacanze triventine. Oltre alle proposte, però, voglio anche lanciare una provocazione: da quando sono andato via da Trivento ho sempre seguito gli sviluppi e i dibattiti politici attraverso il giornale on-line; mi è piaciuta tantissimo l’iniziativa alle ultime elezioni comunali di alcuni giovani ad entrare attivamente in politica, intenzione però che non si è tradotta nei fatti (sicuramente per giochi politici). Ma da allora, ahimè, quegli spiriti desiderosi di cambiare Trivento si sono affievoliti (almeno ai miei occhi, e spero qualcuno mi contraddica!). Vorrei che i giovani del posto intervenissero e facessero proposte nei dibattiti politici, indipendentemente dai colori dei partiti, perché qui non stiamo parlando di destra o di sinistra ma del futuro di Trivento. Avrei voluto che a Carnevale qualcuno avesse preso l’iniziativa di organizzare una “semplice” manifestazione in piazza per i bambini , anche senza far ricorso alle ormai vuote casse comunali. Avrei voluto che a Natale , al messaggio dell’amministrazione comunale a contribuire, per quanto possibile, ad abbellire le strade con luminarie non si fosse risposto con un messaggio “fazioso” attaccato qua e là sui muri ma con una partecipazione ATTIVA . Se vogliamo veramente cambiare il destino del nostro paese, possiamo farlo. Auguri a tutti noi triventini !
PAFFI - 1 Marzo 2010 alle ore 13:22
Dall'articono letto e riletto ci sono delle cose che non condivido.... I giovani non vanno solo al bar da due anni è nata una palestra dove è frequentata da molti giovani dai 15 ai 35 anni che socializzano, si divertono e hanno interessi, poi c'è un'altra realtà che tutti ignorano da anni ridendo alle spalle di chi ha creato e portato avanti gli Arcieri........... purtroppo l'amministrazione passata non ha pensato al sociale... E' questo in paese è ben evidente.......... Qui a trivento si sa solo criticare e puntare il dido.... è aspettiamo qualcuno che ci porti qualcosa......

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